QUAL È IL RUOLO DELLA PEDAGOGIA TEATRALE NEL DISAGIO SOCIALE?

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QUAL È IL RUOLO DELLA PEDAGOGIA TEATRALE NEL DISAGIO SOCIALE?

di Marco M. Pernich

Negli ultimi anni abbiamo assistito in Italia ma con ancora più chiarezza a livello europeo a un progressivo spostarsi dell’asse di lavoro dei gruppi teatrali che operano sul territorio nella direzione di una supplenza di tutti quei servizi nei confronti della Comunità e di alcune fasce in particolare dove le Amministrazioni pubbliche non possono più arrivare. Il moltiplicarsi delle situazioni di disagio soprattutto di quelle che potremmo definire borderline e il contemporaneo ridursi dei budget per un intervento pubblico -le cui tragiche conseguenze stiamo constatando oggi in tempi di pandemia con la crisi dei servizi sanitari – che ha impedito alle Amministrazioni pubbliche di arrivare coi propri Servizi a tutta la platea di coloro che necessitano di un intervento; la pressione economico-sociale di una società diventata da una parte sempre più competitiva – nel senso negativo del termine – dall’altra parte sempre più avara di sicurezze sociali, lavorative esistenziali; il proporsi di modelli sempre più inarrivabili e di scale di valori sempre più orientate sulla produttività immediata o sulla soddisfazione di altrettanto immediati desideri – per lo più eterodiretti -, senza una capacità di programmazione o anche solo di presa in considerazione delle conseguenza a medio termine delle azioni di ognuno; tutto questo ha generato un diffuso malessere sociale ed esistenziale che si manifesta in disturbi psichici borderline, in devianza giovanile e in episodi di intolleranza – ricerca di un capro espiatorio o di un nemico nel ‘diverso’ – coi connessi rigurgiti fascisti e nazisti cui le Amministrazioni Pubbliche non hanno i mezzi per fare fronte. Di qui il ruolo di supplenza affidato all’associazionismo. In questo quadro l’associazionismo teatrale, soprattutto quello più avvertito e attrezzato dal punto di vista pedagogico, ha avuto e sempre più ha un ruolo fondamentale. Il teatro di per sé è una forma terapeutica: qualcuno con una battuta ha detto che è una sorta di “psicanalisi ma costa molto meno”. Certamente, fatto in modo corretto e con le corrette metodologie – essenzialmente maieutiche -, permette a ciascun partecipante di raggiungere strati molto profondi di sé in una situazione protetta e sul piano dell’immaginario. Il piano dell’immaginario offre il grande vantaggio di poter guardare in faccia i propri fantasmi senza conseguenze sul piano di realtà ma anzi fornendo i mezzi per gestirli e imparare a gestirli. Già solo affrontare paure dubbi sogni desideri terrori, poterli agire senza conseguenze potenzialmente irrimediabili – come accade nella realtà – permette di depotenziarle: guardare in faccia le proprie paure già le rende meno spaventose. Se poi attraverso il lavoro immaginario sul palco si arriva a gestirle, non si produrrà forse una guarigione ma un cambiamento sicuramente sì (esattamente nel senso in cui ne parla Watzklawitcz del Mental Resarch Institute di Palo Alto in “Change” Astrolabio Ed.). Del resto se cultura è ‘coltivazione dell’essere umano’ e questa coltivazione rende la vita più interessante più appassionante ecco che già produce un argine potente contro il disagio. Ne abbiamo quotidiana testimonianza – giusto per fare solo uno dei mille esempi possibili – nel lavoro con i bambini i ragazzi e i giovani delle Scuole di ogni ordine e grado ma in particolare Secondarie di Primo Grado (ex Medie) e Secondarie di Secondo Grado (ex Superiori). Quindi non meraviglia che proprio un certo tipo di Associazioni Teatrali – quelle non finalizzate al successo di qualcuno e neanche solo alla pura pratica artistica autoreferenziale – abbiano strumenti potenti per costituire presidi di legalità e di salute mentale e sociale in zone difficili delle città e in generale nelle collettività. Gli esempi a livello europeo non mancano. Ne elenco qui di seguito alcuni che conosco direttamente attraverso la rete-movimento del JTE-Giovane Teatro Europeo, che negli ultimi anni ha vissuto in prima persona e da protagonista la trasformazione di cui sopra: CREARC a Grenoble (Francia) ha fondato il Gruppo ARIST che lavora con disabili psichici, MODO CIRCUS a Abardeen (Scozia) lavora con gli strumenti del teatro di piazza e di strada con i giovani delle fasce di popolazione svantaggiate dell’Abardeenshire; MAZOJ TEATRJ AKADEMIA a Vilnius (Lituania) lavora con disabili psichici; FORN DE THEATR PA’TOTHOM a Barcellona (Spagna) lavora coi ragazzi in situazioni di svantaggio dei Barrios più difficili della città. Potremmo elencare decine di altri gruppi, da Varsavia ad Atene da Heidelberg a Frankfurt-Oder da Bruxelles a Milano, che lavorano sia con diversamente abili sia con giovani normodotati ma in condizioni di fragilità psichica sia con tutti gli altri giovani e meno giovani che sentano il bisogno di entrare in contatto con strati profondi di sé per ritrovare un equilibrio o anche solo un’oasi dove ricaricare energie fuori dal caos quotidiano. Un lavoro prezioso quindi, soprattutto al tempo di una società che sta letteralmente facendo impazzire i suoi figli – ne abbiamo quotidiane dimostrazioni: quando ho iniziato a lavorare coi giovani delle Superiori (era il ’92) avevamo 1 o 2 ragazzi disturbati su tutti i Laboratori; oggi ne abbiamo almeno metà gruppo in ogni singolo Laboratorio -, non abbastanza considerato e valorizzato. Forse perché paradossalmente non crea problemi ma li risolve; non fa azioni clamorose o eclatanti ma lavora pazientemente sulla durata; non protesta rumorosamente ma promuove un processo artistico di coscientizzazione che contribuisce all’equilibrio della società e al suo sviluppo spirituale prima ancora che economico. Oggi che il mondo sta cambiando sotto i nostri occhi alla velocità della pandemia, che già sappiamo che il mondo che uscirà da questa che è stata giustamente definita una guerra sarà molto diverso da quello che abbiamo conosciuto, il lavoro di supplenza che questi gruppi teatrali svolgono in tutta quella fascia che sta tra una presunta ‘normalità’ e la patologia conclamata ha ancora più un ruolo fondamentale per la coesione sociale e per lo sviluppo di una società complessa e armoniosa.